domenica 11 marzo 2012

La malinconia più profonda e più dolce, familiare come una sorella, non ha nome, né volto. È la malinconia per ogni amore perduto e per ogni amore mai conosciuto. È la malinconia per l’amore che ora non si possiede e da cui si vorrebbe lasciarsi travolgere…È la spina che tortura il fianco delicatamente a ricordare il senso di vuoto latente, a sottolineare la mancanza di quella pienezza perfetta che la solitudine non ha armi per colmare. La malinconia è una compagna fedele, sa lasciare una traccia anche nei momenti più felici. È la scia di un passato di errori e desideri, di speranze e sogni che ancora si aspetta di realizzare. Non potrei vivere senza di lei, è quasi una linfa. Ormai non la temo più, perché so che sono io. È la dimensione in cui la mia capacità d’amare si fa più intensa e potente, più viva che in qualunque accecante felicità. È un assolo di pianoforte in un pezzo di Paolo Conte, sottolinea ogni cosa con stile e precisione… e, nonostante la sofferenza, sarebbe folle non accorgersi di quanto sia stupenda. È una tortura piacevole e lacerante.  Le lacrime in fondo sono note musicali. Nessuna melodia potrebbe fare senza.